# demenza

Nuove analisi mostrano che cessazione del fumo in mezza età e terapia ormonale post-menopausa si associano a minori rischi di demenza, mentre piccoli cambiamenti comportamentali migliorano metabolismo ed esiti cognitivi. Evidenze su vaccini indicano una riduzione di oltre la metà del rischio di herpes zoster negli anziani, e segnali genetici avvertono che quasi il 30% di chi prova la cannabis può sviluppare un disturbo da uso. Scoperte sulla materia, come una nuova fase del ghiaccio a temperatura ambiente sotto pressioni estreme, ampliano scenari per la scienza e le tecnologie future.

Tra innovazione clinica e vulnerabilità umana, emergono segnali che richiedono risposte operative: un rene reso universale promette di ridurre le liste d'attesa, mentre un antibiotico con meccanismo previsto da intelligenza artificiale apre a nuovi percorsi di scoperta. In parallelo, evidenze su declino cognitivo, rischi di demenza post-COVID e diete vegetali che attenuano l'infiammazione elevano l'urgenza di integrare prevenzione, metodologia rigorosa e comunicazione responsabile.

L'associazione tra ricarichi ospedalieri elevati ed esiti clinici peggiori rafforza l'urgenza di misure su trasparenza e regolazione del valore. Evidenze su rischio di demenza anche con consumo leggero di alcol e su biomarcatori lipidici per disturbi psichiatrici ridefiniscono priorità di prevenzione e diagnosi, mentre la sicurezza ai concerti emerge come cruciale tema di salute pubblica.